Questo è un momento difficile e pieno d'incertezze.
La preoccupazione sorge dentro di noi in quanto riguarda aspetti fondamentali dell’esistenza: la salute e l’economia.
In questo situazione ci troviamo a dover vivere senza una direzione chiara e dobbiamo fare delle scelte, momento per momento: siamo pionieri in una nuova realtà da gestire.
Per fare un solo esempio se nostro figlio prende un “malanno di stagione” dobbiamo modificare l’intera programmazione famigliare fino a quando non venga discriminato lo stato di salute.
Per queste e altre ragioni, adesso più che mai è importante non restare soli.
Infatti oltre che dover dare delle risposte esterne pratiche e particolari, ci troviamo ad attraversare stati di angoscia legati al fatto di non sapere esattamente cosa fare.
Sia che siamo genitori, leader abituati a decidere o semplici cittadini, non dovremmo mai sottovalutare la possibilità di avere uno scambio con qualcuno in grado di supportare, ascoltare, comprendere e accompagnarci in questo difficile momento.
A tal proposito prendo spunto dalla vicenda del ristoratore di 44 anni di Firenze che si è tolto la vita e che mi ha rattristata e suscitato un moto di ribellione interiore .
Mi chiedo come mai sia potuto accadere? I giornali riportano che “lo impauriva il futuro”. Allora domando con senso di frustrazione e sgomento cosa sia mancato a questo giovane imprenditore?
Certamente a volte ci sono dei problemi concreti di non facile soluzione ed è per questo che non si può rimanere da soli nella propria disperazione.
In tal caso diventa necessario costruire nuove prospettive, nuovi punti di vista a cui non avevamo pensato. Inoltre ognuno di noi diventa responsabile nel saper riconoscere dentro di sé il momento in cui è necessario parlare e comunicare una richiesta di aiuto esplicita a chi ci sta vicino ma occorre anche che gli altri ci sappiano guardare richiamando il senso etimologico della parola, ossia wardÅn ‘stare in guardia’ .
Dobbiamo cioè saper riattivare la saggezza delle nostre antiche comunità, “farci da guardia” l’uno nei confronti degli altri, come quando si stava vicini per necessità e si cercava di sopravvivere tutti insieme nell’aiuto reciproco.
In tal senso "riacquisire" le nostre competenze “umane” e apprenderne di nuove vuol dire intanto aiutarsi nell’ approfondire la propria capacità di orientarsi in questa incertezza e significa anche poter aiutare le persone che amiamo in senso efficace, in quanto l’ascolto e il supporto significativo possono fare ritrovare la forza e costruire nuove prospettive dinanzi agli ostacoli imprevisti.
Da sempre, e oggi più che mai, il gruppo ASPIC sente la necessità di trasmettere la propria esperienza professionale al fine di garantire la protezione e lo sviluppo del senso di umanità profondo che lega gli esseri umani contro ogni sorta di violenza, incomprensione e disgregazione umana.
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