La paura del giudizio degli altri è la paura di non sentirsi all'altezza nel momento in cui ci apprestiamo ad uscire da quella zona interiore che definiamo di "comfort" e che ci siamo saputi ritagliare nel corso del tempo. Si può descrivere la zona di comfort metaforicamente come un luogo, una "tana", una piccola caverna che ci nasconde e che ci protegge dagli altri e dai rischi di sbagliare. È una protezione importante poiché ci consente di proseguire il nostro cammino esistenziale pur con i nostri tentennamenti permettendo di regolare la nostra andatura. Ad un certo punto chiediamo a noi stessi di provare ad uscire da questa zona per imparare a misurarci con quello che c'è al di là. Così ci chiediamo se davvero gli altri sono così giudicanti, minacciosi, cattivi e lontani dai noi e soprattutto dalla nostra sensibilità. Esporci, manifestare le nostre vulnerabilità, non sembrare all'altezza delle aspettative, compiere gesti fuori dai consueti schemi, ci fa paura per il rischio di quel giudizio che suona quasi come fosse un rimprovero ricevuto da bambini che ci feriva, ci blocca e rende faticoso il nostro tentativo di provare. Allora bisognerebbe ripetere le parole di Thomas Savage " nella vita c'è spazio per gli errori" o ancora che la vita è un lungo cammino fatto di tentativi ed errori. Sarebbe bene recuperare il significato della parola errore come il vagare, il deviare: a volte è bello "perdersi" smettendo di tenere tutto sotto controllo, con la ripetizione infinita di gesti senza anima dimenticando il gusto di vivere. Errare nel senso di vagare per imparare a conoscere davvero e apprendere chi siamo e quanto valiamo. Errare per stare dentro la vita, oggi più che mai!